SERGIO SCARCELLI
Testo di Federica Pasini
Il termine “ Totem “ è stato introdotto nel 1971 da Long, un
viaggiatore inglese che ricava il termine dal vocabolario ototeman che nella
lingua degli indiani dei grandi Laghi significa: “è del mio clan”
Sul totemismo vi sono varie interpretazioni, sia antropologiche come quella di Durkheim
secondo la quale il totem svolge una funzione sociale e religiosa, perché da
una parte lega in modo indissolubile i membri del clan stesso, che adorando il
totem adoreranno se stessi.
Mentre l’interpretazione che ne da Freud coglie un duplice
sistema di proibizioni: il divieto dell’incesto e il divieto di uccidere il
padre, che sono le proibizioni del complesso di Edipo; questo parallelismo
consente a Freud di stabilire che il modo di strutturarsi dell’individuo passa
attraverso le stesse interdizioni.
In arte i sistemi totemici sono tra i più antichi del mondo,
come quelli dell’isola di Pasqua, i Dolmen ed i Menhir, che hanno creato
problematiche interpretative tuttora irrisolte.
Sergio Scarcelli decontestualizza la sacralità dell’oggetto
ricontestualizzandolo ironicamente in ambito artistico. Elemento esplicito, in
altre come obliquo riferimento mimetico, in queste esperienze artistiche
centrate sull’aspetto performativo, sulla relazione immediata con lo
spazio/tempo e il corpo, in cui i motivi della comicità classica agiscono come
detonatori e a allo stesso tempo come una trama allegorica in cui è possibile
leggere una posizione critica e autoriflessiva.
Grazie al Maestro ritroviamo il coraggio della comicità
nell’arte, l’aspetto ludico viene ricontestualizzato come oggetto artistico a
tutti gli effetti.
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