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"fibra" e i laboratori di Sergio Scarcelli




 21 marzo 2018 - Casa delle Culture - Bari

"Fibra " laboratorio creativo con materiale naturale ricavato da scarti di potature di alberi.
 i ragazzi partecipanti sono circa 20 extra comunitari una parte ospiti della struttura , altri provenienti da altre strutture.
 l'idea va oltre  quella del laboratorio in se, mi affascina , un interfaccia tra la nostra cultura e quella dei partecipanti, una contaminazione propositiva e reciproca.
 la mia proposta parte da alcuni parametri che mi son dato come riferimento, l'olfatto, la manualità, il senso del concetto di " laboratorio " lo scambio di informazioni che ne deriva, l'empatia che si crea attraverso queste dinamiche.
 I laboratori di "riciclo" o di "riuso" oggi rispetto a qualche anno fa, assumono un significato diverso, hanno un peso differente nella nostra crescita sociale ed individuale, (nonostante si faccia fatica a far comprendere la loro importanza ) sono uno strumento di carattere sociale, economico e ambientale, certo questo non legittima ogni tipo di attività laboratoriale di questo tipo, anzi pone delle serie e responsabili domande a cui dare risposte.
 Dopo diversi anni di laboratori, credo di essere approdato ad una prima importante tappa da cui ri-partire con una cosapevolezza maggiore, conservando l'idea che la manualità a tutte le età è importante per diverse ragioni e con il beneficio che ne deriva, ho fatto delle soste su alcune valutazioni:
 con il tempo i materiali che possono essere utili nelle attività di riciclo diventano sempre più complessi, sempre più difficili da separare tra loro, lentamente si trasformano in materiali che richiedono una tecnologia appropriata, di consguenza una capacità professionale di competenze maggiori molte volte con l'utilizzo di teconologie d'avanguardia, di conseguenza investimenti diversi, più corposi e questo lo rende più complesso, il riciclo diventa inesorabilmente un campo minato e inevitabilmente un settore più da processo industriale, anche per quantità di materiali di nuova generazione, a questo punto la mia domanda è stata come e fino a che punto questo processo in piccole dimensioni potrebbe ancora rappresentare una possibilità concreta per il singolo soggetto, o il piccolo artigiano?  o  per coloro che alla ricerca di una soluzione di un quotidiano difficile potranno attingere ad esigue risorse.
 Il panorama dei regolamenti, normative e leggi sul trattamento dei rifiuti o scarti è un panorama molto complesso, a volte anche molto ambiguo per tanto richiede una buona preparazione, questo ha diverse valutazioni, da un lato è giusto che ci siano, da un altro se non inglobato in un'analisi sociale molto più articolata rischia di essere una sorta di fenomeno implosivo di crescita ( molto spesso l'incauto assemblaggio di materiali con collanti di nuova generazione trasforma un materiale dismesso e recuperabile, in rifiuto speciale, la cui destinazione  diventa di difficile collocazione ) da l'altro lato il recupero di materiali dismessi offre la possibilità a chi sa, di potersi realizzare una lampada, una sedia, un divano, un letto che magari non potrebbe permettersi di acquistare.
 Con il passare degli anni la cultura della raccolta differenziata, comincia ad affermare la sua validità, il suo senso, ma al tempo stesso crea un problema sociale di notevole rilevanza.
 Più i materiali sono irrecuperabili  in modo artigianale, meno possibilità possono esserci sul loro riutilizzo attraverso piccoli percorsi virtuosi, generando una microeconomia di sostegno per i soggetti più deboli.
 Certamente anche in questo caso le valutazioni, le riflessioni portano lontano ma per cercare di non andare a  finire nelle sabbie mobili di questo argomento voglio limitare il tutto a semplici e circoscritte considerazioni dal carattere molto sobrio e pragmatico di chi con il passare veloce di questo tempo è costretto a fare i conti con una società che sta cambiando velocemente , troppo velocemente.
 L'uso di materiali di recupero per loro natura, ho sempre considerato, fossero materiali dismessi in quanto non più utilizzabili ( per diverse ragioni ) da chi ritenesse che ormai avessero esaurito il loro ciclo, questi materiali ( oggetti e quant'altro ) da sempre e in tutte le culture hanno sempre trovato un riutilizzo da parte di chi rivisitandoli sapesse che potessero ancora essergli utile, da qui il riuso, poi il riciclo se lo si modifica, insomma è una cultura, intesa come fenomeno sociale.
 Personalmente ho voluto dare in questi anni una lettura diversa, i materiali dismessi consevavano delle storie quasi come se avessero racchiuso in qualche maniera le energie, i pensieri e le emozioni a partire dal costruttore fino all'ultimo utilizzatore.
  Siamo proiettati verso una società che consuma in una maniera spaventosa, producendo una quantità di rifiuti impressionante, una quantità che non può essere riciclata da piccole realtà, anche per la loro natura complessa, per questo rimaniamo sempre meno affascinati e nella velocità dei nostri consumi di materiali follemente inanimati rischiamo di perderci e di essere risucchiati senza sentire più alcun dolore, senza renderci più conto che quel dolore è la nostra ultima spiaggia, la nostra utima disperata barriera che possa ostacolare la decadenza dell'umanità. 
Leggo in questo passaggio una triste associazione con quanto avviene nel mondo, le povertà, le guerre, fenomeni drammaticamente in aumento come in aumento è la nostra incapacità di misurarci con la sofferenza e i dolore provocato da una cecità inaccettabile. 
Siamo inconsapevolmente ( voglio credere ) complici di questo processo, ce lo dicono i nostri consumi, che generano scarti e rifiuti, ce lo dicono i nostri conflitti che generano guerre, povertà e rifiuti umani nella stessa quantità dei rifiuti materiali.
 Cominciamo ad avere le stesse difficoltà nel recupero dei rifiuti da quelli materiali a quelli umani che stiamo creando.
 Da questa breve analisi molto sommaria ( in questa presentazione, ma molto più approfondita nel mio percorso di ricerca ) ho voluto ripartire con la mia idea di attività di laboratori, chiuso per alcuni mesi nella mia casa-studio-laboratorio ho messo a punto il progetto "Fibra" utilizzando una parte di scarti di potature di alberi, ne ho ricavato un materiale abbastanza plastico e semplice per la lavorazione, che secondo la mia idea conservasse gli odori e potesse attraverso la sensazione tattile riportare ad un rapporto con la natura  necessario, a seguito di questa ricerca mi sono imbattuto nell'approfondimento dell'ecopsicologia , della metereologia e di una parte affascinante della matematica, attraverso questi approfondimenti ho provato a fare delle associazioni con i fenomeni sociali di questo tempo.
 Oggi dopo diversi primi piccoli approcci presso il liceo Scientifico G. Salvemini di Bari  presso la Casa Circondariale di Bari con alcuni detenuti  è arrivata la presentazione più corposa presso la Casa delle Culture di Bari , tre diverse esperienze, con risultati piuttosto soddisfacenti, in gran parte anche abbastanza convergenti e in linea con le mie aspettative, in ogn'una delle tre situazioni si son verificate anche delle situazioni differenti in considerazione di ambiente, circostanze, diversa utenza, ( liceo , 20 alunni del secondo anno il laboratorio si è svolto in un'aula attrezzata per laboratori di scienza, casa Circondariale 4 utenti con rapporto singolo, Casa delle Culture iniziativa comunitaria in sala adeguatamente attrezzata con banchi per la lavorazione con la partecipazione di tre ragazzi minori e 15 maggiorenni  extra comunitari e 4 operatori del centro Casa delle Culture ) da queste tre esperienze sono venute fuori indicazioni abbastanza interessanti e incoraggianti

Sergio Scarcelli








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