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Artigiano, considerazione su saperi ed emozioni in estinzione...

L’artigiano è la parte femminile di quel maschio che fonde esperienza, passione, delicatezza, eleganza per mancanza di quella maternità di cui solo la donna  rinnova il grande essere madre terra da cui tutti proveniamo.

Sergio Scarcelli

L’artigiano è un essere umano che partecipa alla vita con tutte le sue emozioni, diventa conseguenziale la traccia di una personalità.
Emozioni capacità, estrosità, creatività, sofferenza, ricerca, sperimentazione.

Quando nasciamo il primo incontro è con la mano
Questa riflessione è il mio punto di partenza per ricalcare il grande significato di come le mani siano un prolungamento esterno delle emozioni.
Nell’artigiano si fondono fatica fisica e  fatica spirituale,  questa raggiunge la sua identità frutto di casualità in cui l’artigiano si lascia andare concretizzando  il proprio essere nell’esecuzione.
Questo passaggio molte volte e per molti anni, fa sicuramente la capacità manuale dello stesso ma è anche il frutto di momenti in cui egli incamera gioie e sofferenze, scontrandosi con quelle situazioni che ne fanno una crescita diversa per  consapevolezza e visione.
Le mani diventano il linguaggio emotivo, diventano espressione, prolungamento degli occhi, dell’anima, di un sentire sottile e impercettibile agli occhi di chi osserva dall’esterno solo la superfice dell’oggetto, in quell’oggetto c’è molto di più, la scoperta o la ricerca di questo di più, rende affascinante la storia artigiana.
Una storia improntata su un aspetto umano che negli anni è stato volutamente demolito poiché questo essere, interprete, di un passaggio tra materia prima ed oggetto finito, rende libero e forte un linguaggio indefinibile, incontrollabile  in confini stereotipati.
L’artigiano sente e diventa il veicolo di messaggi e impronte che raccontano il vissuto, rapporti,  bisogni di un periodo storico, marca con il sudore il tempo di una vita che non è anonima, lo fa con ogni forma con ogni materiale ,dall’argilla alla carta dal tessuto alla pietra al legno…ecc. ecc.
Ma lo fa anche con quella materia prima importantissima e vitale che è la creatività, quella stessa che rende il bisogno un piacere, un gusto, un andare oltre con poco senza spreco e senza presunzione.
L’artigiano ha il suo profondo riconoscersi in quella natura che è madre di ogni pensiero, in ogni azione che mantiene il rispetto per un dono di immense proporzioni che è la vita stessa, con una cadenza di tempi lenti e riflessivi, pesante nelle mani e sulle spalle  con quella leggerezza che solo il pensiero libero riesce a trasformare in bellezza, nel sempre diverso, sempre unico come uniche sono le foglie di un albero, come diverse sono tutte le foglie di un albero ma che compongono l’armonia del suo essere, del suo stare.
L’artigiano ha nel suo storico tanti pregi tante scommesse vinte ma al tempo stesso chiudendo il proprio sapere o parte di essa in cassa forte ha grandi responsabilità, una conoscenza in parte persa, in parte trasformata, ma questo può dare oggi la spinta a ripartire dalla conoscenza più elementare e intorno a questa sviluppare una manualità capace di rimettersi in gioco con nuovi materiali, con nuove materie prime, con nuove conoscenze e confronti ma con la consapevolezza che un artigiano, un contadino conserveranno sempre un rapporto privilegiato con la terra ed è ad essa che rivolgerà sempre il suo attento e rispettoso sguardo, rimanendo in quella umiltà che dovrebbe essere dell’ospite su questa terra straordinaria.
Molto spesso il cammino di un artigiano come quello del contadino è impervio, questi hanno una dedizione al lavoro che esula da pratiche amministrative o balzelli che lo tengono lontano da quella continuità necessaria, quasi vitale per il suo lavoro…di questo purtroppo la politica non ne ha mai preso atto di conseguenza formulando regole e tempi che vanno in collisione con uno stato dell’arte che aveva ed ha bisogno di altre considerazioni.
Spaccare una pietra
Tagliare un pezzo di legno
Modellare argilla
Battere il ferro
Cercare la materia prima
Comporre ed assemblare
Condito con possibilità di mezzi, attrezzi, molte volte auto costruiti, si fondono fantasia, idee, spazio, pensando al dopo, anche il pensiero è artigianale, contadino, privo di accesso a visioni matematiche,  umanamente tanto meravigliosa piena di fiducia delle proprie capacità…ma quando tutto questo crolla? Quando tutto questo non risponde più ad aspettative? Quando tutto questo viene tradito da un mondo facile a cancellare per poi tentarne il recupero in extremis?
Forse è il mio modo di vedere la vita di un artigiano, giusto o sbagliato che sia rimane che l’artigiano come il contadino nel modo come li abbiamo conosciuti ormai sono figure lontane da una visione attuale della società.
Chi sia sbagliato se il contadino, l’artigiano o la società non lo so ma al tempo stesso tutti concorrono ad accentuare un conflitto con le proprie ragioni che non hanno nessuno sbocco nel futuro…se non nella povertà di un pensiero che si sta consumando in pratiche distruttive.
L’artigiano come il contadino restano musicisti di una musica diversa di una cultura diversa che è fuori dall’ascolto massificato, questo produce un trauma nei singoli, che lentamente muore in un sapere che nessuno vuole più nei suoi contenuti che nessuno riesce più a comprendere…archeologicamente dinosauri destinati all’estinzione, ci si può arrabbiare ma la realtà è un mondo che cambia senza guardare senza ascoltare, il lamento diventa fastidioso a chi vuole solo ridere senza sapere…
Ma forse alla fine, mi sto consumando solo io nell’intreccio di una vita da filo spinato…
Non si può comprendere il dolore e la sofferenza senza esserci passato, non si può comprendere il lavoro e la sofferenza di un artigiano o un contadino senza esserci stato a fianco, senza aver visto le sue mani, il suo profondo legame con il suo sapere, senza comprenderne l’intreccio con quell’intimo che mette sotto sopra tutto…colmo di gioie ma anche di vomitevoli considerazioni su quella morte lenta e dolorosa che gli viene inflitta senza ragione.
Annientare le passioni, il sapere, per cancellare identità, cancellare memorie trasformandoli in fenomeni da baraccone…un artigiano non riesce a staccare le proprie mani dalla sua anima rimarrebbe amputato, privo della vita…questo è quello che mi accade.
Il lavoro comprende idea, sperimentazione, conoscenza, ricerca, confronto, preparazione, simulazione, tutto immerso in emozioni di ogni tipo cose che tecnologicamente ovviamente non sono comprensibili, non sono vivibili se non solo in parte attraverso una descrizione minuziosa delle emozioni lì dove è possibile.

Sergio Scarcelli

nb.: queste mie riflessioni si basano su eperienza personale ed è il mio personale contributo per una lettura diversa, durante le mie lezioni, di un saper che si sta perdendo

Sergio Scarcelli

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